“L’avvicinarsi dell’alba sta colorando il cielo, ma non è niente di simile a quel che ti aspetteresti: una foschia grigioverde, simile a giada, congiunge l’alto e il basso, annullando per qualche istante la linea dell’orizzonte. Ti guardi intorno, come fai sempre quando esci del confine della notte, tanto per renderti conto del dove sei, per capire se qualcosa è cambiata. E per avere la certezza di essere ancora in vita. Adocchi uno specchio di acqua in lontananza, un enorme lago, ma sembra un’innaturale lastra d’argento, quasi piombo fuso, niente di confortante. Lo memorizzi, perché sai che ogni dettaglio avrà importanza capitale. Da quando hai incontrato la dottoressa Dalil la tua vita è cambiata. È stata lei a parlarti del Progetto Eden, a darti la possibilità di prendere parte a una specie di spedizione. Fino a poco prima di partire la parola Eden ti aveva sempre detto bene, qualcosa di buono, insomma; adesso, però, non hai più le idee tanto chiare. Resti nel silenzio, in attesa di quello che sta per accadere, perché ormai lo hai visto diverse volte: il sole fa la sua apparizione in una specie di esplosione di luce e si piazza sul confine del mondo. Quale mondo sia è tutto ancora da ragionarci sopra. Per ora sai solo che si chiama Progetto Eden e che tu sei parte di quel progetto. Abbassi gli occhi e rileggi quel che ti pare di aver capito:
Affidati a quel che sai. Resta dentro il confine. Usa l’immaginazione. Non pensare di sapere. Non restare dentro il confine. Non usare solo l’immaginazione.
Sì, perché la verità è che non sai ancora qual è la cosa giusta da fare, non sai ancora in cosa ti ha cacciato quella scienziata pazza, insieme ai suoi amici più pazzi di lei. Non avresti dovuto fidarti. O forse… Forse hai fatto bene a fidarti. Ti alzi e ti prepari anche in questo nuovo giorno a esplorare l’inesplorato e a entrare nel perimetro dell’ombra, quella che il sole ha appena acceso intorno a te.”